Il fotografo Salvo Esposito ha organizzato all’Art Café’ di Roma, nel cuore di
Villa Borghese, un evento “Lolita Movie Fashion Show”in ricordo
dell’accattivante ragazza degli hula hoop, chupa chups e occhiali a forma
di cuore di Lolita, personaggio interpretato da Sue Lyon e portato
nel 1962 alla ribalta cinematografica da Stanley Kubrick, dall’omonimo romanzo
di Nabokov del '55 ma che scelse di ambientare negli anni
‘60 statunitensi. Di esso riprodusse tutto fedelmente fuorche’ l’atto
della morte della protagonista.
Questo modulo di seduzione, impersonato da un'incantevole
dodicenne cha ha saputo ispirare una diabolica e patologica attrazione
psicologica oltre che fisica di Humbert, un professore di francese, a cui ha
cambiato la vita sin dal momento del loro incontro fatale, è oggetto di questo
capolavoro del cinema, interpretato da vari autori come James Mason, Shelley
Winters, Peter Sellers e Sue Lyon, che ricopriva il ruolo della ragazzina
che carpiva grazie alle sue doti e atteggiamenti da innocente femme
fatale il professore, voce narrante del racconto, annoiato insegnante
quarantenne che per circostanze fortuite conosce Dolores Haze, adolescente
ribelle e maliziosamente spregiudicata che gli richiama alla mente Annabelle,
il suo primo amore da tredicenne. Nonostante la differenza di età, egli perde
completamente la testa per lei tanto da sposarne la madre Charlotte per
rimanere al suo fianco. Dopo la morte della signora Haze, investita da
un'automobile, i due cominciano un lungo vagabondaggio da un motel all'altro in
giro per gli Stati Uniti e sono inseguiti da un uomo misterioso che talvolta
avvicina con dei pretesti il Professore cercando di metterlo in imbarazzo.
Giungono infine in una nuova città dove Humbert ricomincia ad esercitare la sua
professione di insegnante e dove fa iscrivere la ragazza a una scuola femminile
recitando la parte del padre severo. Lolita nel tentativo di ritagliarsi degli
spazi di autonomia dalla sua asfissiante presenza che la tiene praticamente
prigioniera, comincia a frequentare una scuola di teatro dove ha modo di
incontrare gli amici e il commediografo Quilty che aveva già conosciuto quando
era stato ospite della casa della madre. Humbert messo in difficoltà
dalle voci poco gradevoli sul suo ménage con la figliastra Lolita, decide di
fuggire riprendendo i loro vagabondaggi, ma ben presto Lolita, ricoverata in
ospedale per una malattia, riesce a sfuggire alla sua sorveglianza e a
dileguarsi con un uomo adulto che si è fatto passare per lo zio. Dopo
circa tre anni, Humbert riceve una lettera da Lolita, che gli fa sapere di
essere sposata, incinta e a corto di denari. Humbert va a trovarla, le presta
dei soldi e cerca di portarla con sé, ricevendone un secco rifiuto. Riesce
soltanto a farsi dire il nome di chi aveva aiutato Lolita nella
fuga. Humbert lo va a cercare. arrestato per l'omicidio, scrive in
carcere, in attesa di processo, il libro di memorie: "Lolita o le
confessioni di un maschio bianco vedovo" e morirà in carcere alcuni mesi
prima di Lolita che muore di parto il giorno di Natale del 1952.
A causa degli scabrosi risvolti morali della trama che
richiamava la pedofilia, il libro venne rifiutato dalle case editrici a meno di
pesanti censure. Venne poi pubblicato per la prima volta a Parigi,
dall’ Olympia Press, importante casa editrice erotica, nel
1955. La prima edizione americana risale al 1958 per la G.P. Putnam's
Sons e fu immediatamente bestseller; fu il primo libro, dopo
"Via col vento", a vendere 100.000 copie nelle prime tre settimane di
pubblicazione.
In Italia è stato pubblicato per la prima volta nel 1959
da Mondadori; mentre nel 1993 Adelphi ne ha curato una nuova edizione
nell'ambito del progetto di pubblicazione di tutte le opere di Nabokov.
Nonostante lo scandalo che provocò, le circa quattrocento pagine del libro non
contengono parole o descrizioni oscene; la trama è infatti tessuta da uno stile
elegante e piacevolmente leggero.
In questi giorni a Roma una sorta di sfida di creatività
a tema e’ stata giocosamente raccolta da numeri couturiers, che si sono
sbizzarriti soprattutto nella presentazione di tubini, corsetti e costumi da
bagno secondo uno stile oggi definito vintage, per le scollature
provocanti ma mai scandalose e l’eleganza sexy che mette in risalto
le nudità.
La moda rende omaggio alla “Lolita” di Kubrick con una
sfilata che ha celebrato i 50 anni del film improntata a tubini, corsetti e
costumi da bagno di Byblos, La Perla, Pin up Stars, Seduzioni Diamonds e
Trussardi. Tra i modelli tipici dello stile di Lolita ci sono a le gonne a palloncino
e i pois, shorts colorati e camicie bianche con rouges. Protagonisti gli
accessori, firmati da Glam Confidential di Chantal Arora, mini bags in
Swarovski a forma di cuore, che portano al centro l’immagine di una bocca
rossa. Il make-up delle modelle si ispirerà a quello del celebre personaggio,
ossia labbra rosso vermiglio, guance rosa pesca e sguardo intenso sottolineato
da ciglia importanti e sotto i celeberrimi occhiali da sole a forma di cuore.
Il mito di ”Lolita” diventa dunque una vera e propria
tendenza dei giorni nostri. Dal grande al piccolo schermo, passando per spot
pubblicitari e copertine patinate: la Lolita del 2012 non si discosta di un
millimetro dalla ragazzina innocente della pellicola interpretata da Sue Lyon
prima, e da Dominique Swain poi, nel film diretto da Adrian Lyne.
In pedana, dodici modelle hanno presentato i must della
prossima estate: oltre agli emblematici occhiali a forma di cuore, ciglia
finte, parrucche colorate e gloss fiammanti. "Le lolite seducono con
occhi e bocca - spiega la truccatrice Alessandra Barlaam - Sguardo
ammiccante, con ciglia disegnate nella parte inferiore dell'occhio e labbra
rosse e turgide. Sul viso una base chiara e guance disegnate tonde e rosate.
Volendo si possono aggiungere anche dei glitters su occhi e
bocca". Secondo Salvo Esposito, organizzatore dell'evento di
venerdì "la Lolita quest'anno detta legge" e il clamore con
cui è stato accolto l'evento sorprende per la velleità di revival di questa
moda. Tra le grandi firme Byblos propone denim rossi, top e cardigan neri,
Pin-Up Stars, due bikini a stelle bianche su sfondo blu, ispirati agli Anni 50,
con panama bianco abbinato, un tubino di rose bianche senza spalline,
stivaletto fino alla caviglia blu e bianco e cerchietto in testa. Infine per Trussardi
Lolita veste un mini abito grigio con zip, con ampio scollo sul davanti e
camicia/vestito in nappa.
La moda Lolita si e’ affermata da ormai mezzo secolo nel
panorama della moda internazionale. Come anzidetto, essa consiste
essenzialmente di cappelli, bluse, gonne a campana, sottovesti, calze e
scarpe. Una vera Lolita deve sempre adornare i suoi capelli con stravaganti
accessori, e la mancanza di un fiocco alla "Alice nel paese delle
meraviglie", che rimanda a un mondo fiabesco, potrebbe essere un
sacrilego spreco. Il capo e’ per lo più avvolto in fasce di tessuto di varia
misura, principalmente rettangolari. Anche fiori e cappelli con fasce
elastiche posso rendere questo look ancor piu’ vistoso.
Generalmente le Lolite scelgono di ridurre al minimo la
pelle esposta, come le spalle spesso coperte e le bluse sono abbinate a gonne
molto ampie ma strette in vita. Una tipica blusa alla Lolita e’ quella alla
“Peter pan” con colletto alto e bottoncini sul davanti. Sotto le gonne a
campana, che però non devono essere piu’ corte di 5 cm sopra il
ginocchio, venivano abbinate voluminose sottovesti, spesso arricciate in
vita.
Le sottovesti dunque costituiscono un particolare non
trascurabile al pari dei calzoni alla caviglia, che sottolineano ritegno e modestia
dello stile, proteggendo le gambe dai maliziosi sguardi maschili.
Benchè una donna che sposa uno stile Lolita possa
scandalosamente rivelare le sue ginocchia, la generale tendenza e’ di non farle
esporre troppo le gambe, generalmente coperte dagli stilisti con apposite calze
al ginocchio o sopra dello stesso, ornate da vistosi nastri a mo’ della
principessa Sissy, calzamaglie o collant opachi, non lucidi, considerati troppo
sexy, ma che rientrano sempre in quel mood.
Le scarpe sono chiuse e a punta tonda, generalmente
rasoterra, sempre iperfemminili e bamboleggianti.
Ancora, si annoverano i corpetti, ornati con fili di raso
intrecciati, o gonne a strati, con balze, smerlate a quadrettoni con ricami e
nastrini, orli tondeggianti. E’ stato spesso detto che una donna senza nastri
non e’ una Lolita!
Il Lolita trend si contraddistingue per l'eleganza e la
semplicità, per la bellezza di una bambola di porcellana. La qualità dei suoi
tessuti è solitamente reinventata dai fashion designer attraverso manufatti di
cotone in modelli d'ispirazione Vittoriana e Rococò. E' apprezzato da donne di
tutte le età, che spesso protendono per un look più sofisticato, convincendosi
che anche questo stile naive, seppur abbellito da fiocchi e fronzoli, potrebbe
avere il suo charme.
Ovviamente, tutto ciò piace anche agli uomini! Ricordiamo
i famosi Kodona, o Oji Lolita, la controparte maschile della moda lolitiana che
si ispira al vestiario dei giovani dell'epoca vittoriana, che tipiche magliette
e camicie, pantaloni alla zuava e altri pantaloni corti o al ginocchio o
cilindrici. Alle origini di questa moda si possono rintracciare alla
fine degli anni 70 vestiti di griffe giapponesi, come Pink House e Milk and
Pretty, rinoninata Angelic Pretty, o Baby, o The Stars Shine Bright
e Metamorphose temps de fille. Negli anni '90 la moda Lolita ha iniziato
a diventare più conosciuta grazie a band come le Princess Princess. Lo
stile ha origine nell'area del Kansai, da dove si è diffuso fino a Tokyo,
raggiungendo notorietà in tutta la popolazione giovanile e oggi ha raggiunto un
livello di popolarità tale che è possibile trovarlo persino nei grandi
magazzini. Lo stile Lolita è stato influenzato e portato alla popolarità
anche dalle band Visual Kei, un tipo di musica rock giapponese definito da band
che promuovono musicisti dai costumi elaborati, il cui stile musicale può però
variare. Mana, il leader crossdresser, cantante e chitarrista della band Visual Kei Malice Mizer è noto per essere un fervente sostenitore
dello stile. Ha inoltre coniato i termini "Elegant Gothic Lolita"
(EGL) e "Elegant Gothic Aristocrat" (EGA) per descrivere gli stili
della sua griffe Moi-même-Moitié, fondata nel 1999, affermatasi come uno dei principali
brand della moda lolita.
C'è da dire, però, che il Classic Lolita non è
contraddistinto da un particolare tipo di abbigliamento, che è piuttosto
fantasiosamente reinterpretato, come appunto dimostrato dalla trascendenza
verso una chiave gotica, ma da un look naturale. I più
famosi classic lolita brands includono Juliette et Justine, Innocent
World, Victorian Maiden, Triple Fortune and Mary Magdalene.
Il Gothic Lolita, invece, che ha avuto origine negli
anni '90, è addirittura un "painted black" sia nel make-up
che degli abiti, per non parlare poi dei gioielli a forma di croce, deisimboli
religiosi, degli zaini e delle borse a forma di pipistrello, bara o
crocifisso come accessori.
Si contrappone allo Sweet Lolita, maggiormente
incentrato sui tratti infantili, colori pastello e stampe a tema raffiguranti
fiori, frutta, dolci, peluches in una declinazione che più enfatizza e rimanda
all'essenza della protagonista. Make-up delicato color pesca, rosa, o perla,
abbinato magari a a rossetti vermigli o delicati.
Piu’ trasgressiva, invece, la Punk Lolita, che
si discosta molto dal modello iniziale e tradizionale, fatta di cenci strappati
o serigrafati, catene, borchie, tagli di capelli androgini. Le gonne restano un
must ma sono spesso più corte o asimmetriche ed è comune mescolare fantasie. Le
scarpe più utilizzate sono gli anfibi e le creepers.
Nel tempo si sono snodate ulteriori interpretazioni della
moda lolita, un po’ fuori dai canoni, come quello ispirato, ad esempio, ad
un look in stile "principessa europea", benchè scritto da un russo in
francia seppur in lingua inglese e cinematograficamente lanciato da Kubrick
negli USA, con tanto di corona regale e una gonna con rouches raccolte nella
parte posteriore o Lo Shiro Lolita, o "Lolita in bianco",
comprende vestiti ed accessori di colorazione unicamente bianco crema. Il
"Lolita in nero", al contrario, a cui si spesso si affiancano nelle
catwalks per creare un effetto contrasto, anche se non necessariamente
gotico, è semplicemente e inspiegabilmente dark!
Poi c'è "Lolita Horror", adornata da importanti
elementi come sangue finto, bende e trucco che riproduce l' "effetto
ferita", in netto contrasto con l’incarnato.
Il "Sailor Lolita", in versione marinaretta, e
la "Country Lolita" che deriva dallo Sweet Lolita che già potrebbe
avvicinarsi...
Quindi, povera Lolita, defraudata dagli interpreti! E'
piaciuta a tutti e, facendo il suo successo il giro del mondo, ognuno ne ha
fatto quello che ha voluto!
Tra le varie diversificazioni e tendenze si può
concludere che in questo stile si dovrebbe solo salvare il
candido bon ton e all'allure che sta alla base del suo tipo di seduzione con
tratti preadolescenziali e favoleggianti!