Saturday, March 31, 2012

50 anni di Lolita



Il fotografo Salvo Esposito ha organizzato all’Art Café’ di Roma, nel cuore di Villa Borghese,  un evento “Lolita Movie Fashion Show”in ricordo dell’accattivante ragazza degli hula hoop, chupa chups e occhiali a forma di cuore di Lolita,  personaggio interpretato da Sue Lyon e portato nel 1962 alla ribalta cinematografica da Stanley Kubrick, dall’omonimo romanzo di Nabokov del '55 ma che scelse di ambientare negli  anni ‘60 statunitensi. Di esso riprodusse tutto fedelmente fuorche’ l’atto della morte della protagonista.

Questo modulo di seduzione, impersonato da un'incantevole dodicenne cha ha saputo ispirare una diabolica e patologica attrazione psicologica oltre che fisica di Humbert, un professore di francese, a cui ha cambiato la vita sin dal momento del loro incontro fatale, è oggetto di questo capolavoro del cinema, interpretato da vari autori come James Mason, Shelley Winters, Peter Sellers e Sue Lyon, che ricopriva il ruolo della ragazzina che carpiva grazie alle sue doti e atteggiamenti da innocente femme fatale il professore, voce narrante del racconto, annoiato insegnante quarantenne che per circostanze fortuite conosce Dolores Haze, adolescente ribelle e maliziosamente spregiudicata che gli richiama alla mente Annabelle, il suo primo amore da tredicenne. Nonostante la differenza di età, egli perde completamente la testa per lei tanto da sposarne la madre Charlotte per rimanere al suo fianco. Dopo la morte della signora Haze, investita da un'automobile, i due cominciano un lungo vagabondaggio da un motel all'altro in giro per gli Stati Uniti e sono inseguiti da un uomo misterioso che talvolta avvicina con dei pretesti il Professore cercando di metterlo in imbarazzo. Giungono infine in una nuova città dove Humbert ricomincia ad esercitare la sua professione di insegnante e dove fa iscrivere la ragazza a una scuola femminile recitando la parte del padre severo. Lolita nel tentativo di ritagliarsi degli spazi di autonomia dalla sua asfissiante presenza che la tiene praticamente prigioniera, comincia a frequentare una scuola di teatro dove ha modo di incontrare gli amici e il commediografo Quilty che aveva già conosciuto quando era stato ospite della casa della madre. Humbert messo in difficoltà dalle voci poco gradevoli sul suo ménage con la figliastra Lolita, decide di fuggire riprendendo i loro vagabondaggi, ma ben presto Lolita, ricoverata in ospedale per una malattia, riesce a sfuggire alla sua sorveglianza e a dileguarsi con un uomo adulto che si è fatto passare per lo zio. Dopo circa tre anni, Humbert riceve una lettera da Lolita, che gli fa sapere di essere sposata, incinta e a corto di denari. Humbert va a trovarla, le presta dei soldi e cerca di portarla con sé, ricevendone un secco rifiuto. Riesce soltanto a farsi dire il nome di chi aveva aiutato Lolita nella fuga. Humbert lo va a cercare. arrestato per l'omicidio, scrive in carcere, in attesa di processo, il libro di memorie: "Lolita o le confessioni di un maschio bianco vedovo" e morirà in carcere alcuni mesi prima di Lolita che muore di parto il giorno di Natale del 1952.

 

A causa degli scabrosi risvolti morali della trama che richiamava la pedofilia, il libro venne rifiutato dalle case editrici a meno di pesanti censure. Venne poi  pubblicato per la prima volta a Parigi, dall’ Olympia Press, importante casa editrice erotica, nel  1955. La prima edizione americana risale al 1958 per la G.P. Putnam's Sons e fu immediatamente bestseller; fu il primo libro, dopo "Via col vento", a vendere 100.000 copie nelle prime tre settimane di pubblicazione.

In Italia è stato pubblicato per la prima volta nel 1959 da Mondadori; mentre nel 1993 Adelphi ne ha curato una nuova edizione nell'ambito del progetto di pubblicazione di tutte le opere di Nabokov. Nonostante lo scandalo che provocò, le circa quattrocento pagine del libro non contengono parole o descrizioni oscene; la trama è infatti tessuta da uno stile elegante e piacevolmente leggero.

In questi giorni a Roma una sorta di sfida di creatività a tema e’ stata giocosamente raccolta da numeri couturiers, che si sono sbizzarriti soprattutto nella presentazione di tubini, corsetti e costumi da bagno secondo uno stile oggi definito vintage, per le scollature provocanti ma mai scandalose e l’eleganza sexy che mette in risalto le nudità.

 

La moda rende omaggio alla “Lolita” di Kubrick con una sfilata che ha celebrato i 50 anni del film improntata a tubini, corsetti e costumi da bagno di Byblos, La Perla, Pin up Stars, Seduzioni Diamonds e Trussardi. Tra i modelli tipici dello stile di Lolita ci sono a le gonne a palloncino e i pois, shorts colorati e camicie bianche con rouges. Protagonisti gli accessori, firmati da Glam Confidential di Chantal Arora, mini bags in Swarovski a forma di cuore, che portano al centro l’immagine di una bocca rossa. Il make-up delle modelle si ispirerà a quello del celebre personaggio, ossia labbra rosso vermiglio, guance rosa pesca e sguardo intenso sottolineato da ciglia importanti e sotto i celeberrimi occhiali da sole a forma di cuore.

Il mito di ”Lolita” diventa dunque una vera e propria tendenza dei giorni nostri. Dal grande al piccolo schermo, passando per spot pubblicitari e copertine patinate: la Lolita del 2012 non si discosta di un millimetro dalla ragazzina innocente della pellicola interpretata da Sue Lyon prima, e da Dominique Swain poi, nel film diretto da Adrian Lyne.

In pedana, dodici modelle hanno presentato i must della prossima estate: oltre agli emblematici occhiali a forma di cuore, ciglia finte, parrucche colorate e gloss fiammanti. "Le lolite seducono con occhi e bocca - spiega la truccatrice Alessandra Barlaam - Sguardo ammiccante, con ciglia disegnate nella parte inferiore dell'occhio e labbra rosse e turgide. Sul viso una base chiara e guance disegnate tonde e rosate. Volendo si possono aggiungere anche dei glitters su occhi e bocca". Secondo Salvo Esposito, organizzatore dell'evento di venerdì "la Lolita quest'anno detta legge" e il clamore con cui è stato accolto l'evento sorprende per la velleità di revival di questa moda. Tra le grandi firme Byblos propone denim rossi, top e cardigan neri, Pin-Up Stars, due bikini a stelle bianche su sfondo blu, ispirati agli Anni 50, con panama bianco abbinato, un tubino di rose bianche senza spalline, stivaletto fino alla caviglia blu e bianco e cerchietto in testa. Infine per Trussardi Lolita veste un mini abito grigio con zip, con ampio scollo sul davanti e camicia/vestito in nappa. 

 

La moda Lolita si e’ affermata da ormai mezzo secolo nel panorama della moda internazionale. Come anzidetto, essa consiste essenzialmente di cappelli, bluse, gonne a campana, sottovesti, calze e scarpe. Una vera Lolita deve sempre adornare i suoi capelli con stravaganti accessori, e la mancanza di un fiocco alla "Alice nel paese delle meraviglie", che rimanda a un mondo fiabesco, potrebbe essere un sacrilego spreco. Il capo e’ per lo più avvolto in fasce di tessuto di varia misura, principalmente rettangolari. Anche fiori e cappelli con fasce elastiche posso rendere questo look ancor piu’ vistoso.

 

Generalmente le Lolite scelgono di ridurre al minimo la pelle esposta, come le spalle spesso coperte e le bluse sono abbinate a gonne molto ampie ma strette in vita. Una tipica blusa alla Lolita e’ quella alla “Peter pan” con colletto alto e bottoncini sul davanti. Sotto le gonne a campana, che però non devono essere piu’ corte di 5 cm sopra il ginocchio, venivano abbinate voluminose sottovesti, spesso arricciate in vita.  

 

Le sottovesti dunque costituiscono un particolare non trascurabile al pari dei calzoni alla caviglia, che sottolineano ritegno e modestia dello stile, proteggendo le gambe dai maliziosi sguardi maschili.

 

Benchè una donna che sposa uno stile Lolita possa scandalosamente rivelare le sue ginocchia, la generale tendenza e’ di non farle esporre troppo le gambe, generalmente coperte dagli stilisti con apposite calze al ginocchio o sopra dello stesso, ornate da vistosi nastri a mo’ della principessa Sissy, calzamaglie o collant opachi, non lucidi, considerati troppo sexy, ma che rientrano sempre in quel mood.

 

Le scarpe sono chiuse e a punta tonda, generalmente rasoterra, sempre iperfemminili e bamboleggianti.

 

Ancora, si annoverano i corpetti, ornati con fili di raso intrecciati, o gonne a strati, con balze, smerlate a quadrettoni con ricami e nastrini, orli tondeggianti. E’ stato spesso detto che una donna senza nastri non e’ una Lolita! 

 

Il Lolita trend si contraddistingue per l'eleganza e la semplicità, per la bellezza di una bambola di porcellana. La qualità dei suoi tessuti è solitamente reinventata dai fashion designer attraverso manufatti di cotone in modelli d'ispirazione Vittoriana e Rococò. E' apprezzato da donne di tutte le età, che spesso protendono per un look più sofisticato, convincendosi che anche questo stile naive, seppur abbellito da fiocchi e fronzoli, potrebbe avere il suo charme. 

Ovviamente, tutto ciò piace anche agli uomini! Ricordiamo i famosi Kodona, o Oji Lolita, la controparte maschile della moda lolitiana che si ispira al vestiario dei giovani dell'epoca vittoriana, che tipiche magliette e camicie, pantaloni alla zuava e altri pantaloni corti o al ginocchio o cilindrici.  Alle origini di questa moda si possono rintracciare alla fine degli anni 70 vestiti di griffe giapponesi, come Pink House e Milk and Pretty, rinoninata  Angelic Pretty, o Baby, o The Stars Shine Bright e Metamorphose temps de fille. Negli anni '90 la moda Lolita ha iniziato a diventare più conosciuta grazie a band come le Princess Princess. Lo stile ha origine nell'area del Kansai, da dove si è diffuso fino a Tokyo, raggiungendo notorietà in tutta la popolazione giovanile e oggi ha raggiunto un livello di popolarità tale che è possibile trovarlo persino nei grandi magazzini. Lo stile Lolita è stato influenzato e portato alla popolarità anche dalle band Visual Kei, un tipo di musica rock giapponese definito da band che promuovono musicisti dai costumi elaborati, il cui stile musicale può però variare. Mana, il leader crossdresser, cantante e chitarrista della band Visual Kei Malice Mizer è noto per essere un fervente sostenitore dello stile. Ha inoltre coniato i termini "Elegant Gothic Lolita" (EGL) e "Elegant Gothic Aristocrat" (EGA) per descrivere gli stili della sua griffe Moi-même-Moitié, fondata nel 1999, affermatasi come uno dei principali brand della moda lolita.

 

C'è da dire, però, che il Classic Lolita non è contraddistinto da un particolare tipo di abbigliamento, che è piuttosto fantasiosamente reinterpretato, come appunto dimostrato dalla trascendenza verso una chiave gotica, ma da un look naturale. I più famosi classic lolita brands includono Juliette et Justine, Innocent World, Victorian Maiden, Triple Fortune and Mary Magdalene.

 

Il Gothic Lolita, invece, che ha avuto origine negli anni '90,  è addirittura un "painted black" sia nel make-up che degli abiti, per non parlare poi dei gioielli a forma di croce, deisimboli religiosi, degli zaini e delle borse a forma di pipistrello, bara o crocifisso come accessori.

 

Si contrappone allo Sweet Lolita, maggiormente incentrato sui tratti infantili, colori pastello e stampe a tema raffiguranti fiori, frutta, dolci, peluches in una declinazione che più enfatizza e rimanda all'essenza della protagonista. Make-up delicato color pesca, rosa, o perla, abbinato magari a a rossetti vermigli o delicati. 

Piu’ trasgressiva, invece, la Punk Lolita, che si discosta molto dal modello iniziale e tradizionale, fatta di cenci strappati o serigrafati, catene, borchie, tagli di capelli androgini. Le gonne restano un must ma sono spesso più corte o asimmetriche ed è comune mescolare fantasie. Le scarpe più utilizzate sono gli anfibi e le creepers.

Nel tempo si sono snodate ulteriori interpretazioni della moda lolita, un po’ fuori dai canoni, come quello ispirato, ad esempio, ad un look in stile "principessa europea", benchè scritto da un russo in francia seppur in lingua inglese e cinematograficamente lanciato da Kubrick negli USA, con tanto di corona regale e una gonna con rouches raccolte nella parte posteriore o Lo Shiro Lolita, o "Lolita in bianco",  comprende vestiti ed accessori di colorazione unicamente bianco crema. Il "Lolita in nero", al contrario, a cui si spesso si affiancano nelle catwalks per creare un effetto contrasto,  anche se non necessariamente gotico, è semplicemente e  inspiegabilmente dark!

Poi c'è "Lolita Horror", adornata da importanti elementi come sangue finto, bende e trucco che riproduce l' "effetto ferita", in netto contrasto con l’incarnato.

Il "Sailor Lolita", in versione marinaretta, e la "Country Lolita" che deriva dallo Sweet Lolita che già potrebbe avvicinarsi... 

Quindi, povera Lolita, defraudata dagli interpreti! E' piaciuta a tutti e, facendo il suo successo il giro del mondo, ognuno ne ha fatto quello che ha voluto! 

Tra le varie diversificazioni e tendenze si può concludere che in questo stile si dovrebbe  solo salvare il candido bon ton e all'allure che sta alla base del suo tipo di seduzione con tratti preadolescenziali e favoleggianti!

 

Wednesday, March 28, 2012

Voglia di rêverie: pellicce e preziosismi nell’era della crisi economica



La nuova stagione della moda sta vedendo protagonista delle nuove creazioni sartoriali  un métissage barocco di preziosismi, tessuti e materiali pregiati, che rimandano agli stili delle old stars di Hollywood degli anni ‘60 come tra l’altro testimonia la New Burlesque wave.
Gli abiti protagonisti delle ultime passerelle assumono un significato  creativo e sociologico nuovo. Essi non si fanno piu' specchio del quotidiano ma costituiscono nel panorama della creatività sartoriale un momento di evasione e di sogno per la donna e nell'immaginario collettivo.
Ci si ispira all’era del boom economico, foriero di una rivoluzione vestimentaria colorata e bizzarra, all’eleganza e allo stile di idoli da copertina del calibro di Grace Kelly in Caccia al Ladro, agli abiti freschi e da collegiale della Bardot in quadretti bianchi e rosa o bianchi e blu, simbolo di una bellezza lolitiana, insieme candida e trasgressiva con trasparenze che scoprono l’ombelico,  o con scorci sexy alla Dodo d’Hambourg per Vionnet in chiave Art Déco, che ricordiamo avvolta in pellicce nere sopra la nudita’ delle sue stupende forme. Drappeggi e plissettature cari all’antichita’ sono stravolti in celebrazione della Marilyn di “Diamonds are a Girls’ Best Friend!” .
Stupiscono il pubblico il treno fashion e gli abiti-gioiello di Louis Vuitton le cui modelle sono abbigliate come vecchie signore di un tempo ombrate da grandi cappelli. 
Sofisticati ricami a vita alta per la principessa cibernetica di Prada, tenebrosità e ricercatezza alla Lili Marlene per la donna Max Mara e Fendi. Le sorelle Fontana  scelgono la pelliccia lavorata trasformata da lavorazioni sofisticate in moderni capi coprispalla, sottolineando la silhouette degli abiti che mischiano materiali diversi, pelli, tessuto e pelliccia dalle line affiliate e morbide, romantiche minigonne bon ton alla Twiggy e English style per Anna Molinari. Cristiano Burani con il suo stile femminile e sensual mischia nel suo “Scuba Couture” all’Ukrainian Fashion Week di Kiev costumi tecnici, seta e chiffon.
Intramontabili le pellicce anche per Roberto Cavalli, le cui modelle osano minigonne a palloncino in visone, bluse-pelo e effetto ocelot rievocando lo stile dei colleghi canadesi Dean &Dan.
Ancora tripudio barocco per D&G e una donna fastosa e regale per Laura Biagiotti. In controdendenza rispetto ai tempi della crisi propone capi rivisitati sotto la luce d’Oriente con ricami oro e bronzo e fili di lurex.  Abbandono del minimalismo alla volta di preziosismi, pizzi e ricami in paillettes, opulenze di colori e broderies, di folklore e orientalismo frammisti in fuochi di artificio cromatici. Creazioni esotiche, dunque, colorismo acceso, tessuti che si fanno paesaggio artificiale di poliedri, coni e piramidi, vesti lunghe in satin, rasi e grosse perle, nuvole di voile, tuniche fluttuanti  e mantelli in taffetà.
La piu’ consolidata tendenza dei couturiers dunque e’ senza dubbio incantare l’occhio piu’ cinico e smaliziato attraverso l’abbinamento di un cromatismo acceso ed un certo effetto materico, la riproduzione di una straordinaria armonia allegorica tra la tipologia dell’abito e il tessuto impreziosito da trame in oro, in controtendenza rispetto all’ isolata signorilita’ post punk della Dark Lady  di Costume National, piu amara, magari profonda e intensa, che attinge la sua forza dal senso di realismo che preferisce incarnare o alle bad girls di Versus rock e bizantine che riecheggiano i clubs di Londra.