Nella delicatezza della tua voce
Danzo al ritmo del mio cuore,
Dimenticandomi chi sono e chi sei,
Persa nella gioia,
si ridesta l’immaginazione.
Amo pensarti come il più melodioso dei cantanti
Che col suo tono pacato
Ha saputo fare breccia dolcemente e inaspettatamente
Nel mio cuore
Per rischiare le tenebrosità dei miei abissi e baciarli.
Ci innamoriamo delle nostre rughe,
ci compatiamo le cicatrici,
ci lecchiamo le ferite.
Fantasizzo così di essere
cullata in un tuo abbraccio…
Baci mai dati, abbracci mai avuti
Ma che ci siamo scambiati in ogni sguardo…
E sono già in balia delle onde,
mi lascio andare ,
allento le difese,
e insieme ci ricongiungiamo all’universo,
al mistero e alla sorgente della vita,
torniamo alla nostra ancestrale essenza.
Le mie piaghe trovano sutura,
Scompaiono i fantasmi,
Che straziano imperterriti
I giorni frastornati e le occluse notti
spente e destabilizzanti…
Forse sei quello che si è
approssimato più a fondo
A quell’ombra senza volto
Che mi accompagna da anni, ogni istante della mia vita,
mi sveglio con lui, lavoro con lui, mi addormento con lui..
A cui la mia anima parla incessantemente
L’unico con cui ho una sintonia assoluta,
Senza più distinguere quando sia io a parlare o lui,
Diventando un unico continuo,
ora in sordina, in silenzio, a guardare, ora altisonante e
possente mi ragguaglia.
Un ombra che non identifico con nessuno,
Per paura di neutralizzarlo e per la cui assenza ruggirei
furiosamente…
sento che perderei anche me stessa…
eppure ha delle verosimili sembianze,
Naturalmente avviene, si manifesta e trova forma,
senza chiedersi per quanto o perché
sgorga dal mio spirito o è il mio spirito,
qualcosa che so essere eterno.
Un’ombra i cui contorni mi sbizzarrisco ogni giorno a
tingere di nuovi colori,
uno bianco, uno azzurro, uno rosso, uno giallo
talvolta purtroppo un cupo, ma rassicurante, nero…
Innamorarsi di una suggestione o
di un custode immaginario,
ma quanto mai reale,
che è altro ma dentro di te
è forse quel che resta ma che
sicuramente a volte salva e accende la speranza,
Ti sospinge in insoliti pensieri,
a volte rivanga, a volte sorride,
fa riemergere cose che credevi perse,
raccoglie ciò che si è rotto
lungo il cammino,
pezzi di cuore lastricati
di dolore o forse attoniti per le delusioni subite
forse non li guarirà o
capirà del tutto
ma ti ricorda il distacco
e l’eternità del tempo,
l’evoluzione della vita,
ora ti isola caldo, ora
ti immerge nel creato,
in un oblio che libera e
in un’avvolgenza che ristora.
Da vent’anni ormai siamo inseparabili
Da quando ho scelto o cercato di essere libera,
Di stare con me stessa, ascoltarmi, esaudirmi,
Da quando ho deciso di aprire il cuore ad un amore che non
mai incontrato,
Di cui ho vissuto solo
sprazzi, frammenti bagnati di felicità illogiche,
e che mi hanno fatto attraversare l’ennesima crisi esistenziale,
Perché mai compatibili, non razionalizzati, confusi,
conflittuali o mal digeriti,
e da cui a volte pensavo di non sapermi più rialzare,
in cui soffocavo te,
Un uomo che speravo di incarnare nell’invaghimento di un
bagliore,
o facendomi travolgere dall’impetuosità di un impulso,
ma con cui la mia sensibilità si scontrava,
uscendone talvolta devastata,
talaltra vuota.
E’ un uomo non ho mai incontrato,
e che forse un giorno incontrerò senza cercarlo,
che sappia già qual è la strada che porta alla mia porta
interiore
e conosca perfettamente le chiavi per aprirla ed incendiarne
le vibrazioni,
che si sappia ricongiungere
a questo mio slancio per la vita,
senza restrizioni,
complice,
che non ostacoli ma
assecondi i flussi di energie,
il fuoco delle
passioni e l’impalpabilità dei sogni,
con cui tutto sia possibile, empatico e leggero.
To
the rhythm of my heart
In the
delicacy of your voice
I dance to
the rhythm of my heart,
Forgetting
who I am and who you are,
Lost in the
joy,
my
imagination wakes up.
I love
thinking of you as the most melodic of the singers
That with
his quiet tone
Has been
able to sweetly and unexpectedly make a breaktrough
In my heart
To brighten
up the darkness of my abysses and kiss them.
We fall in
love with our wrinkles,
We
symphatize with our scars,
we lick up
our wounds.
I fancy by
this way to be lulled in one of your embraces…
Kisses
never given, hugs never had
But that we
swap in each glance…
And I’m
already at the mercy of the waves,
I let me go,
I slow down
my defences,
And
together we rejoin the universe,
The mystery
and the source of life,
We come
back to our ancestral essence.
My sores
find suture,
the ghosts that
undaunted lacerate
the dizzy
days and the switched off and upsetting occluded nights
disappear…
Maybe you have been the one that get closet
To that shadow without face
That get
along with me from many years, each instant of my life,
I wake up
with him, I work with him, I fall asleep with him...
with which
my soul incessantly talk
the one
with which I have an absolute syntony,
with no
distinction anymore on whether that’s me or him to talk,
becoming a continuous
unicum,
now
secretly, in silence, to watch, then altisonant and strong equalizes me.
A shadow
that I don’t identify with anyone,
for fear to
not neutralize it and for whose absence I would furiously roar…
I feel I
would lose even myself…
Even though
he has some plausible features,
Naturally
happens, shows itself and finds shape,
Without asking
for how long and why
Gushes from
my spirit or it is my spirit,
Something I
know to be eternal.
A shadow whose
contours I let loose everyday to paint of new colours,
One day
white, one azure, one red, one yellow
Sometimes unfortunately
a dark, but reassuring, black….
Loving a suggestion or of an imaginary guardian,
But as ever real,
that is other but inside you
is maybe what remains but that surely sometimes rescue and light up hope,
pushes you in unusual thoughts,
sometimes digs up, sometimes smiles,
make
re-emerge things you believed lost,
gather what has been broken along the way,
pieces of heart paved with pain or maybe astonished
for the suffered delusions.
Maybe he won’t completely heal them or understand
them
But remember you the detachment and the
eternity of the time,
The evolution of life,
now warmly isolates you, now plunges you in the
creation,
in an oblivion that sets you free and in a
restoring wrapping up.
From twenty
years we are by now inseparable
Since when
I’ve chosen or tried to be free,
To get
along with myself, to listen to me, to fulfill my wishes,
since when
I’ve decided to open up my heart to a love I’ve never met,
whose I’ve
lived just flashes, wet fragments of illogic happiness,
and that
have make me cross the nth existential crisis,
because
never compatibles, not rationalized, confused, conflictual or badly digested,
and from
which sometimes I scared to not be able to get up any more,
in which I
suffocated you,
a man that
I hoped to embody in the infatuation of a gleam,
or dragging
me in the impetuosity of an impulse,
but with
which my sensitivity crashed out,
getting out
of it sometimes devastated, sometimes empty.
He’s a man
that I’ve never known,
Or that maybe
I will meet one day without going in search of him,
that is
already aware of the way that leads to my inner door
and
perfectly knows the keys to open it up and fired up its vibrations,
that would
be able to re join this my momentum for life,
without
restrictions,
accomplice,
that would
not obstacle but indulge with the fluxes of energies,
the fire of
passions and the intangibility of the dreams,
with who everything would be possible, emphatic
and slight.